mercoledì 12 maggio 2010

LIBRO O E-BOOK, FALSO PROBLEMA AL SALONE DEL LIBRO.
Al Salone del Libro uno dei temi ricorrenti è il futuro dell’editoria soprattutto nel confronto rispetto al formato: oggetto “Classico” o elettronico? Si tratta, a ben guardare, di un falso problema per una serie di motivazioni che si cercherà di argomentare ma va detto subito che il modello sul quale ragionevolmente prevedere uno sviluppo è quello dell’ibrido. Innanzi tutto l’attuale libro è già in parte un libro elettronico; il materiale cartaceo è assai meno vegetale di quanto generalmente crediamo – è stato Umberto Eco a parlare di aspetto vegetale (la carta) differenziato da quello minerale (il silicio dei computer). Non è solo questione di supporto, il nostro testo è ormai un prodotto assai digitale, elettronico, quindi vicino all’e-book, anche perché è pensato concepito impaginato e stampato al computer. Spesso i contenuti sono proposti a meta-libro: grafica, immagini, colonne parallele, sono affermati soprattutto nella realizzazione delle riviste e dei giornali, che sono autentiche pagine a modello Internet, ma il passo definitivo verso questa architettura applicata al libro è graduale ed incessante. Non è tutto: i nostri libri sono sempre più mentalmente affiliati al ragionamento computerizzato; sono zeppi di link, di riferimenti elettronici e di indirizzi mail, a cominciare dai contatti dell’editore passando per i cataloghi online ed includendo i blog ed i forum verso i quali ci si indirizza. Un connubio, testo e computer, che è già inscindibile, pensiamo ad un certo volume e subito ne rintracciamo notizie, distribuzione, recensioni e discussioni in Rete. I nostri giornali e le nostre riviste, poi, sono sempre più digitalizzati anche con la struttura colorata a banner, specchietti e strisce. Per l’altro verso poi, le edizioni online di quotidiani periodici ed anche libri hanno una grafica che con il click e sfoglia ci ricorda il girare delle pagine, cosa che fa pensare a come non soltanto i prodotti editoriali sono di fatto elettronici ma che viceversa i prodotti dell’editoria elettronica si curano di mantenere una veste tradizionale. I salti tecnologici e le cosiddette invenzioni hanno generalmente percorsi particolari; fatto salvo il fatto che è l’utenza, il pubblico, a deciderne il successo in modo talora imprevedibile, le innovazioni tendono sempre a mantenere al massimo una veste abituale. La lampadina s’ispira alla candela, la motocicletta al cavallo, l’automobile al carro e chi guidava un’auto trenta anni fa non percepisce la differenza da oggi anche se l’elettronica l’ha rivoluzionata. I compact disc somigliano ai padri in vinile mentre radio e televisione digitale hanno un’anima totalmente differente rispetto all’analogica eppure ne mantengono sostanzialmente l’estetica. Ovviamente chi produceva o vendeva cera per candele all’avvento della luce elettrica ha dovuto riconvertirsi o dedicarsi ad un mercato di nicchia, ma questo è un altro discorso ed è, tuttavia, storia economica ed è sociale del progresso umano (nei cambiamenti abbiamo sempre avuto paure e nostalgie ed è lecito, giusto ed inevitabile riflettere sui nuovi scenari).
Concludiamo però questa analisi, non senza aver detto che si attende approfondimento da chi legge. Stando al presente, nel futuro prossimo avremo non libri o giornali compressi in un chip ma oggetti simili o lentamente evoluti rispetto a quella cosa che abbiamo nelle attuali librerie o in tasca ed in borsa e, appena abbiamo modo, li leggiamo ricevendone piacere e arricchimento. Altro fatto è invece il contenuto di libri e periodici, questa è la vera variabile degna di attenzione ed in fondo di preoccupazione in quanto fondo mentale e sostanziale di ogni nostra epoca. In arte, psicologia, filosofia e comunicazione tantissimo è stato (guarda caso) scritto sul nesso tra contenitore e contenuto: bene, nell’editoria è decisamente più importante il secondo aspetto. Poco conta se avremo libri esili, plastificati, zippati e luminosi e sfoglieremo virtualmente pagine elettriche rispetto a quello che c’è scritto dentro, perciò in realtà è un falso problema.
Calatonaca Clac.