mercoledì 2 giugno 2010

PROGETTO RI-PUBBLICO. CONTRO LE TESI DEGLI SPRECHI E DEI FANULLONI.

PROGETTO RI-PUBBLICO. CONTRO LE TESI DEGLI SPRECHI E DEI FANULLONI.
Ripensare la presenza del lavoro delle amministrazioni pubbliche nel paese sociale ed economico.

Una proposta - concettuale e pratica al contempo - sul mondo del lavoro pubblico, un criterio, un approccio da ipotizzare come risposta alla politica di regressione attuale basata esclusivamente sui tagli mentre, come è bene noto, si può ridurre un deficit non solo diminuendo le uscite (spese e salari, che sempre tende ad una depressione) ma anche aumentando le entrate (non solo tramite imposte ma anche con le rese).
Semplice, in fondo, la Pubblica Amministrazione, il Pubblico Impiego, hanno grandi strutture organizzazione competenze e risorse umane da potersi autonomamente espandersi si tratta di approfittarne mettendole in moto. Le varie branche del lavoro pubblico possono attivarsi per immettere parte delle loro potenzialità fuori degli stretti ambiti definiti; possono impegnarsi a incontrare il mercato, locale o globale che sia, approfittando delle proprie capacità latenti. Meglio spiegarla in parole semplici: un Ente potrebbe usare le sue attrezzature con una piccola percentuale dei suoi compiti ed organici dopo aver adempiuto alle incombenze istitutive, per ad esempio vendere fotocopie e prodotti tipografici, offrire spazi per convegni o parcheggi o linee telefoniche e manodopera per servizi di centralino o call-center. Insomma, come Poste Italiane, come l’Intra Moenia ospedaliera o come, in senso lato, le attività serali che molte scuole pubbliche già offrono ma ampliate ed approfondite. Avviare un grande progetto, informare con legge o decreto le pubbliche amministrazioni dando un tempo definito (diciamo sei mesi perché è bene farsi un’idea pratica delle cose) per individuare e segnalare i propri possibili – chiamiamoli così – servizi aggiuntivi con le previsioni economiche, dopodiché dare un altro tempo (ancora esemplifichiamo sei mesi) ad una commissione valutativa per i vari avvalli operativi.
È un’idea che per avere efficacia deve essere recepita ed applicata in grande e con tempi da medio periodo perciò per sostenerla si fa appello a chi interviene nei processi dell’informazione della politica e del sindacato.
Potrebbe essere comunque realizzabile valida ed importante, certo non semplicissima ma nemmeno troppo ardua per via del fatto che sono sicuramente tante le potenzialità mortificate nel settore pubblico in quanto a strutture mezzi e personale Pensiamo solo a quanti locali e luoghi inutilizzati o sottoutilizzati che potrebbero essere locati a canone, per altro equo, a tante piccole imprese.
Non si pensa – attenzione – di privatizzare grosse fette di servizio pubblico ma, al contrario, di far entrare la cosa pubblica nel campo privato a sostegno e incremento di sinergie che vogliono migliorare le possibilità produttive della comunità con, inoltre, la qualità aggiunta di operare in regime di regolarità sia normativa che fiscale e di sicurezza.
Ne risulterebbe migliorato il bilancio delle piccole o grandi realtà pubbliche e la stessa economia sia locale che, addirittura, nazionale; se ben pensata ed attuata sarebbe una buona spinta di produttività e legalità andando, infine, nella direzione di sanare un presunto conflitto sociale che ultimamente vede contrapposte le sfere di lavoro (e lavoratori) dell’ambito pubblico e privato.

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